venerdì, marzo 16, 2012

Lucania Saudita e la maledizione del petrolio

Di Ugo Bardi


L'altro giorno, mi è arrivata una telefonata da "Caterpillar", la trasmissione radio condotta da Massimo Cirri e Filippo Solibello. "Professore," mi hanno detto, "potrebbe dirci in trasmissione come mai in Norvegia danno ai cittadini l'80% dei proventi dell'estrazione del petrolio, mentre in Basilicata danno solo il 10%? Non le sembra che dovrebbero dare molto di più?

Ho cercato flebilmente di rifilare l'intervista a qualche collega che si intende più di me di economia del petrolio, ma con scarso successo. Quando poi mi hanno detto che si andava in onda entro un'ora e mezzo mi sono detto "beh, a quanto pare, mi tocca." Così ho cercato un po' su Internet per capire come poteva essere che in Norvegia davano così tanti soldi ai cittadini per il solo fatto di abitare in un paese con tanto petrolio. 

Non mi ci è voluto molto a capire come stavano le cose. La notizia arrivava da un articolo del Corriere della Sera del 12 marzo 2012 a firma di Lorenzo Salvia e intitolato “I petrolieri pagano il pieno ai Lucani”. Qui leggiamo che il governo italiano impone ai petrolieri di pagare una royalty del 10% ai cittadini della Lucania, ovvero una tassa sullo sfruttamento del petrolio. Leggiamo anche che “le royalties italiane restano molto più basse rispetto a quelle chieste in altri Paesi, con il record della Norvegia (80%)”.

Beh, certo che se le cose fossero veramente così (e lo dicono anche su altri siti), la Norvegia deve essere il paese del Bengodi in termini di quello che i cittadini incassano dalle compagnie petrolifere. Ma è possibile che queste accettino di pagare l'80% di tasse sui loro profitti? Mmmm..... sembra proprio che ci sia qualcosa che non va. 

Bastano pochi minuti di ricerca su Internet per capire che la faccenda dell' “80% di royalties” è proprio una fesseria. Quello che è vero è che l'80% delle risorse petrolifere norvegesi è in mano a una compagnia statale (detta, appunto “Statoil”)(4). Per questo, in un certo senso, si può dire che l'80% dei profitti derivanti dal petrolio sono di proprietà dei cittadini. 

Ma queste NON sono royalties e il governo norvegese non distribuisce niente del genere ai propri cittadini. Come tutti i governi, utilizza le proprie risorse finanziarie per i servizi, le infrastrutture, e tutto quello che un governo fa (o dovrebbe fare) per i propri cittadini. Insomma, questa dell' 80% di royalties è una delle solite bufale (*). 

Comunque è una storia interessante e all'intervista di Caterpillar non mi sono limitato a parlare di royalties. Ho parlato di quella che si chiama la “maledizione del petrolio” (detta anche la “sindrome olandese”) che fa si che un paese che ha redditi petroliferi importanti non è incentivato a costruire un sistema economico efficiente. I cittadini di questi paesi sono un po' dei “pensionati del petrolio” e campano tutti contenti fino a che, purtroppo per loro, i nodi non vengono al pettine. 

Quando la produzione petrolifera comincia a declinare sono, come si suol dire, cavoli acidi. Un economia come quella dell'Arabia (non la Lucania) Saudita dipende interamente dal petriolio, anche per l'importazione di generi alimentari. Dato che prima o poi la produzione deve declinare anche in Arabia, veramente il risultato potrebbe essere una maledizione. La maledizione del petrolio. 

Ma anche la Lucania rischia la maledizione del petrolio? Poco probabile. Le royalties, distribuite ai soli cittadini che hanno la patente, fanno circa 100 Euro all'anno in tutto. Il fatto che in Alaska, con circa la stessa tassazione, i cittadini incassino oltre 1000 dollari all'anno ci da un'idea di quanto in Italia si parla di briciole quando si parla di produzione petrolifera. Per non confrontare poi con la Norvegia, dove lo stato incassa decine e decine di miliardi di dollari con la sua Statoil. 

Se la maledizione del petrolio la vogliamo vedere come un morbo, allora in Lucania (non Saudita) si parla di un raffreddorino primaverile in confronto alla broncopolmonite dell'Arabia (quella si, Saudita). Questo è quello che ho raccontato a “Caterpillar”. Loro mi hanno domandato come stanno i miei pipistrelli – al che gli ho risposto che sono in letargo, che sono due, e che da oggi gli ho dato il nome di Cirri e Solibello. 


(*) Nota: mi segnala Arnaldo Orlandini (un altro di quelli che ne sanno molto più di me di economia del petrolio) che il "government take" della Statoil è anche quello intorno all'80%. Ma non è comunque una "royalty" distribuita direttamente ai cittadini

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