martedì, maggio 24, 2011

Povera Italia!

Nell’articolo di un anno fa “Un paese sull’orlo del baratro” avevamo evidenziato che se si raffronta il debito pubblico con un parametro che misura la ricchezza delle famiglie, la “ricchezza finanziaria netta”, ci si accorge che il nostro paese da questo punto di vista è praticamente allo stesso livello di grandi come la Germania e la Francia e questo spiega la situazione relativamente più tranquilla rispetto ad altri paesi attualmente a rischio di fallimento.

Proseguendo questo approccio analitico alla valutazione dell’effettiva ricchezza delle nazioni, voglio proporvi nei grafici allegati che ho ricavato dallo studio "The World Distribution of Household Wealth" di UNI – WIDER e dai dati Oecd, un confronto internazionale basato sulla ricchezza netta, un parametro che misura la somma delle attività reali e finanziarie, al netto dei debiti.

Le componenti reali (o non finanziarie) sono per lo più costituite da beni tangibili, come ad esempio le abitazioni, i terreni e gli oggetti di valore; comprendono però anche le attività immateriali, come per esempio il valore di un brevetto o quello dell’avviamento di un’attività commerciale. Le attività finanziarie, come ad esempio i depositi, i titoli di Stato e le obbligazioni, sono strumenti che conferiscono al titolare, il creditore, il diritto di ricevere, senza una prestazione da parte sua, uno o più pagamenti dal debitore che ha assunto il corrispondente obbligo. Le passività finanziarie, cioè i debiti, rappresentano la componente negativa della ricchezza e assumono prevalentemente la forma di mutui e prestiti personali.

Uno dei grafici confronta i paesi anche in base al cosiddetto Indice di Gini, un parametro che misura la concentrazione della ricchezza nelle fasce di popolazione. L’indice di Gini varia tra 0, in presenza di minima concentrazione, e 1, nel caso di massima concentrazione del fenomeno.

Come si può vedere nei primi due grafici relativi all’anno 2000, l’Italia era ai primi posti nel mondo sia per quanto riguarda la ricchezza netta procapite che per la distribuzione della ricchezza nella popolazione. Ma anche se guardiamo a dati più aggiornati come quelli dell’Oecd 2008 relativi alla ricchezza netta delle famiglie in rapporto al reddito, anche se limitati a meno paesi, ci accorgiamo che la situazione è rimasta estremamente favorevole al nostro paese.

Infatti, la lettura del documento “La ricchezza delle famiglie italiane 2009” della Banca d’Italia, ci conferma questo sorprendente primato: “Secondo studi recenti, la ricchezza netta mondiale delle famiglie ammonterebbe a circa 160.000 miliardi di euro. La quota relativa all’Italia sarebbe pertanto di circa il 5,7 per cento; tale quota appare particolarmente elevata se si considera che l’Italia rappresenta poco oltre il 3 per cento del PIL mondiale e meno dell’1 per cento della popolazione del pianeta. L’Italia appartiene alla parte più ricca del mondo, collocandosi nelle prime dieci posizioni tra gli oltre 200 paesi considerati nello studio, in termini di ricchezza netta pro-capite. Il 60 per cento delle famiglie italiane ha una ricchezza netta superiore a quella del 90 per cento delle famiglie di tutto il mondo; quasi la totalità delle famiglie italiane ha una ricchezza netta superiore a quella del 60 per cento delle famiglie dell’intero pianeta.”

Di converso, “le informazioni sulla distribuzione della ricchezza desunte dall’indagine campionaria della Banca d’Italia sui bilanci delle famiglie italiane indicano che alla fine del 2008 la metà più povera delle famiglie italiane deteneva il 10 per cento della ricchezza totale, mentre il 10 per cento più ricco deteneva quasi il 45 per cento della ricchezza complessiva.”
Però l’indice di Gini è rimasto sostanzialmente stabile nell’ultimo decennio e “Secondo le stime disponibili, nel confronto internazionale l’Italia registra un livello di disuguaglianza della ricchezza netta tra le famiglie piuttosto contenuto, anche rispetto ai soli paesi più sviluppati.”

Come si può vedere nell’ultimo grafico, la ricchezza netta nel 2009 è leggermente aumentata, ma da qualche anno sembra aver raggiunto un picco come tanti altri parametri significativi dell’andamento dell’economia che abbiamo descritto in precedenti articoli.
In Italia le attività reali rappresentavano il 62,3 per cento della ricchezza lorda, le attività finanziarie il 37,7 per cento. Un dato caratteristico del nostro paese rispetto al quadro internazionale è l’elevato peso della proprietà di abitazioni all’interno della ricchezza netta reale (82%).

Concludendo, il nostro paese sul piano economico è messo meno male di quanto le continue lamentazioni delle rappresentanze politiche e sociali evidenziano. Ciò è in parte spiegabile con l’atteggiamento tipicamente italiano che si può definire con un espressione gergale del dialetto napoletano, un po’ pesante ma efficace, “chiagne e fotte”. L’elevato livello di ricchezza netta è compensato e in parte correlato con l’enorme debito pubblico che, per essere ridotto ai valori di stabilità richiesti dall’Unione Europea, in un quadro di sostanziale stagnazione economica strutturale, determinerà inevitabilmente in futuro un prelievo dalla ricchezza netta. E’ auspicabile che tale prelievo avvenga in un contesto di riequilibrio delle differenze sociali. Ricchezza stabile (stazionaria) e redistribuzione dei redditi sono peraltro i requisiti indispensabili di una società ambientalmente sostenibile.

2 commenti:

stefano ha detto...

a me, Dott. Terenzio, i grafici sorprendono moltissimo, in particolar modo il secondo e ultimo.
Per carità, non voglio mettere in discussione il dato, visto che sono un economista di bassissimo livello, ma non capisco alcune cose. Una ad esempio è la crescita delle attività finanziarie con l'avvento dell'ultima crisi; il dato è in netta controtendenza con livelli occupazioni bassi tra i giovani, perdita progressiva di lavoro, aumento dei prezzi.
L'altra è la crescita della ricchezza basata in gran parte sugli immobili di proprietà, proprio in concomitanza con l'anno 2000 e in crescendo nei successivi; e sappiamo tutti cosa sia avvenuto..cioè che con l'avvento dell'euro e di una folle crescita dei prezzi, le abitazioni si sono raddoppiate di valore di mercato..appunto di mercato..non certo sui valori che contano, cioè quelli catastali. La gente non sta in villette a schiera tipo Long Beach ma una buona parte delle abitazioni fa parte dell'edilizia residenziale post bellica o degli anni 60'-70, con valori 'reali' di gran lunga inferiori al poco realistico attuale valore di mercato..
La ringrazio e la saluto.
stefano

fausto ha detto...

In effetti, il dato "di giornata" sembra buono. Bisognerebbe leggere tra le righe.

Una parte importante della ricchezza esistente è per l'appunto costituita dal controvalore di immobili che vengono quotati a prezzi folli: la bolla italiana è ancora sostanzialmente intatta. Quando esploderà, potremo avere una contabilità più realistica del nostro patrimonio.

Un'altra cosa che rimane nascosta dietro ai numeri è la situazione dei giovani (e anche di chi è meno giovane): non possono accedere ad una casa, non hanno lavoro se non schifoso e degradato e non mettono su famiglia. Questa è la fotografia di un collasso.

I numeri, ahimè, nascondono la cosa in una maniera meravigliosa: molti di questi signori vivono in famiglia, e la fotografia della ricchezza delle famiglie riesce a nascondere divinamente bene lo stato pietoso in cui si trovano alcuni componenti delle famiglie stesse. Sarebbe interessante ricalcolare l'indice di Gini per le fasce di età.

La probabile esplosione del nostro delirio immobiliare verrà contabilizzata come distruzione di ricchezza: apparirà come un fenomeno negativo. Nella realtà, renderà meno gravose le condizioni di vita degli ultimi nati.

La mia impressione è che stiamo dipingendo una condizione sociale comatosa come se fosse una cosa bella; e probabilmente dipingeremo il risveglio dal coma come un danno.