lunedì, agosto 09, 2010

FIAT VOLUNTAS TUA

Il grande vecchio del giornalismo italiano, Eugenio Scalfari, ha scritto di recente su Repubblica un illuminante editoriale a proposito del declino e del destino dell’industria automobilistica nel nostro paese. Rimando a una lettura integrale del testo per comprendere i motivi di strategia industriale che determineranno gradualmente un evento epocale, cioè la scomparsa dell’azienda automobilistica nazionale che ha, nel bene e nel male, influenzato una parte importante della storia italiana, per limitarmi ad approfondire la parte conclusiva dell’analisi che, a mio parere, attiene maggiormente alle riflessioni che periodicamente svolgiamo su questo blog.
Scalfari si domanda: “Andiamo dunque verso un rapido azzeramento delle conquiste sindacali e dell’economia sociale di mercato degli anni Sessanta fino agli inizi di questo secolo?” e risponde: “Io temo di sì. Temo che la direzione di marcia sia proprio quella ed ho cercato di definirla parlando della legge chimico – fisica dei vasi comunicanti. In ogni sistema globalmente comunicante il liquido tende a disporsi in tutti i punti del sistema allo stesso livello, obbedendo all’azione della pressione atmosferica (?). In un'economia globale questo meccanismo funziona per tutte le grandezze economiche e sociali: il tasso di interesse, il tasso di efficienza degli investimenti, il prezzo delle merci, le condizioni di lavoro. Tutte queste grandezze tendono allo stesso livello, il che significa che i paesi opulenti dovranno perdere una parte della loro opulenza mentre i paesi emergenti tenderanno a migliorare il proprio standard di benessere. La prima tendenza sarà più rapida della seconda. Al termine del processo il livello di benessere risulterà il medesimo in tutte le parti, fatte salve le imperfezioni concrete rispetto al modello teorico”.
A parte le imprecisioni nella descrizione del meccanismo fisico dei vasi comunicanti, comprensibili in una persona di formazione umanistica, la metafora è efficacissima e descrive perfettamente quello che sta avvenendo. Ciò che invece colpisce è la presa d’atto, da parte di un progressista convinto, sostenitore del valore positivo del meccanismo di continua crescita economica delle società industriali, di un limite invalicabile a tale crescita. Infatti, rimanendo nella metafora dei vasi comunicanti, egli indirettamente ammette che non è più possibile immettere altra acqua (ricchezza) nel sistema globale per ridistribuire il benessere materiale, continuando a mantenere però gli attuali livelli di opulenza nei paesi sviluppati. In altre parole, che il sistema non è destinato ineluttabilmente a crescere illimitatamente, ma piuttosto evolve verso una configurazione di stazionarietà. E’ un fatto sorprendente, e ci fa comprendere che la ragione in qualche caso continua a prevalere sull’ideologia.
Molto condivisibili sono poi le conclusioni del noto giornalista: occorre “… far funzionare il sistema dei vasi comunicanti non solo tra paese e paese, ma anche all’interno dei singoli paesi. L’Italia è certamente un paese ricco. Anzi fa parte dei paesi opulenti del mondo, che sono in prevalenza in America del Nord e nella vecchia Europa. Ma l’Italia è anche un paese dove esistono sacche di povertà evidenti e dislivelli intollerabili nella scala dei redditi e dei patrimoni individuali. Tra l’Italia dei ceti benestanti e quella dei ceti poveri e miserabili il sistema dei vasi comunicanti è bloccato, non funziona. Il benessere prodotto non viene ridistribuito, rifluisce su se stesso e alimenta il circuito perverso e regressivo dell’arricchimento dei più ricchi e dell’impoverimento dei poveri”. Come perseguire questo nobile obiettivo? “Attraverso una riforma fiscale che sbloccasse il meccanismo e ridistribuisse il benessere”.
Bel compitino per una sinistra ancora in cerca di un’identità precisa. Da parte nostra le consigliamo di volgere la testa al passato e alle radici socialdemocratiche piuttosto che continuare a gingillarsi con nuove quanto evanescenti elaborazioni politico – culturali.

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