mercoledì, dicembre 16, 2009

Speculazione: ai confini della realtà



Quante volte l'opinione pubblica si sfoga contro i "potenti" che controllano i prezzi, muovono le pedine ai danni di una moltitudine di cittadini ininfluenti, che altro non possono fare se non subire gli effetti di queste "decisioni", pagando in ultima analisi con il loro portafoglio.
Moratti alza il prezzo dei carburanti come il petrolio fa bau, salvo poi mantenerli se c'è un calo del greggio; il prezzo dei cereali scende, e il costo al dettaglio della pasta sale; e via di questo passo.

Allora, se si vogliono vedere le cose "o bianche o nere", si rischia di rimanere intrappolati nei classici discorsi da bar, in una visione banalizzata di una realtà che è invece complessa.
Sicuramente, i "potenti" di turno (industriali, banchieri, politici...) sono in una posizione di forza e prendono delle decisioni a volte discutibili.
Sicuramente, non fa piacere vedere il lavoro degli agricoltori sempre meno remunerato, con gli intermediari che creano una lievitazione dei prezzi che tra non molto sarà difficile da sostenere per una certa parte della popolazione.
Sicuramente, nella storica escalation del prezzo del petrolio dell'estate scorsa fino a quasi 150 $/barile la speculazione ha avuto un ruolo molto importante.

Ma l'errore che a mio modesto parere dovremmo evitare di fare è pensare che se la causa è "solo" la speculazione, allora non dobbiamo preoccuparci, trattandosi di una motivazione fittizia. Invece, dobbiamo avere ben presente il concetto che la speculazione avviene laddove c'è un terreno a lei favorevole: il mondo delle risorse minerarie, idrocarburi ma non solo. In modo particolare, tutto ciò che è "fossile" è destinato inesorabilmente a entrare nel perverso turbine della speculazione (che altro non è che accumulazione di capitale in "accelerazione", nelle mani di pochi); è solo questione di tempo. Le ondate speculative si manifesteranno esattamente in concomitanza (e dopo) al picco di produzione di tale risorsa, quando cioè i punti fisici di estrazione saranno diventati molto più poveri e "rari".

La speculazione, allora, non nega il problema della scarsità. Al contrario, ne conferma l'esistenza. Matematicamente.

2 commenti:

Joe Galanti ha detto...

Si susseguono gli articoli sulle forze contarie a un cambiamento (i petrolieri, gli speculatori, i negazionisti) .... formate da poche, scarse persone deficitarie. Curioso... un pugno di persone vorrebbe pervicacemente convincerci che il loro interesse in termini di profitto senza scrupoli è legittimo. Solo questo gli interessa. E sono poche persone (sebbene si vantino di gestire i nostri capitali, i denari che li sostengono, il che può anche essere vero...). Nessuna epoca, credo ha mai visto un abisso così profondo tra etica ed estetica, da una parte, e politica e finanza, dall'altra. Un abisso mentale che non può durare e che più di 6 miliardi di esseri umani ignora, ma che se lo conoscesse, credo che lo rifiuterebbe.
Queste poche persone, a cui abbiamo affidato le nostre ricchezze, si sostituiscono a noi e ci considerano stupidi.....
Oltre a sperare di "cavarmela" (conflitto tra me e la società), spero, su questi temi, di sbagliarmi (forse confondo la realtà con la fantasia). Oppure no.

roberto ha detto...

si specula quando un bene e' raro , se il bene e' abbondante chi prova a speculare non ci riesce e ci rimette i suoi soldini.

semplice, purtroppo sono le cose piu' semplici quelle che si scordano prima.