giovedì, ottobre 01, 2009

Un territorio come diorama energetico

created by Armando Boccone

Quest'estate come ogni anno, con la mia compagna, ho trascorso 15 giorni di ferie al mio paese di nascita in Lucania.
Oltre ad andare al mare, distante una ventina di km, facciamo lunghe passeggiate nel paese, trattenendoci sui punti panoramici. Notiamo le novità, in positivo e in negativo, avvenute nel paese dal punto di vista della struttura urbana. Osserviamo delle ristrutturazioni ben fatte, altre mal fatte, come pure qualche casa lasciata andare al suo destino.
Porto sempre con me un binocolo dell’Armata Rossa, acquistato una decina di anni fa in una bancarella di cinesi e, dall’anno scorso, una fotocamera digitale.
Lungo le strade che portano al paese, in prossimità di incroci, noto dei lampioni con dei pannelli solari disposti alla loro sommità. Mi sono sempre chiesto della validità o meno, dal punto di vista energetico/economico, di questi dispositivi visto che le zone in cui sono disposti sono servite dalla rete elettrica.
Le novità più importanti vengono fuori però quando, dai punti panoramici del paese, scruto il territorio col binocolo. Allora scopro, grossi impianti fotovoltaici e, nel territorio regionale, parchi eolici che non esistevano l’estate scorsa.

Un Diorama energetico
Inizio a pensare a questo punto di fare un lavoro che metta in evidenza la presenza nel territorio del mio paese, della regione e nel Mezzogiorno di tutte quelle situazioni e quelle problematiche di cui si parla sul sito e sui blog di Aspoitalia: l’esaurimento dei combustibili fossili, lo sviluppo delle energie rinnovabili, le nuove scoperte di combustibili fossili e la possibilità che la loro consistenza possano rendere possibile il passaggio, il più indolore possibile, a una società basata sulle energie rinnovabili, ecc. Nel lavoro si mette in evidenza anche un problema che attraversa tutti i temi suddetti: quella delle difficoltà nell'acquisizione delle conoscenze necessarie per farsi una idea completa e precisa della realtà.

Impianti fotovoltaici e parchi eolici
Nei giorni successivi mi reco a visitare e fotografare il primo impianto fotovoltaico che avevo notato da un punto panoramico del paese.



Foto 1: un grosso impianto fotovoltaico ripreso da un punto panoramico del paese

Foto 2: si nota, in secondo piano, a distanza più ravvicinata, l’ impianto fotovoltaico della foto precedente; in primo piano, è ripreso il “Centro gas”


L’impianto fotovoltaico è enorme (da un calcolo approssimativo sembra che sia formato da 3-4 mila pannelli). Nella seconda foto, in primo piano, è ripreso il “Centro gas”, cioè una infrastruttura dove converge il gas proveniente da alcuni pozzi del territorio, scoperti negli anni cinquanta e sessanta del secolo scorso. A un km di distanza in linea d’aria c’è anche il “Centro olio”, dove converge il petrolio proveniente da alcuni pozzi scoperti all'incirca nello stesso periodo. Sembra però che riguardo al gas e al petrolio (così dice un lavoratore del “Centro gas” che ho intervistato) si stia raschiando il fondo del barile.

Dai punti panoramici del paese continuo a scrutare l’orizzonte. Fino all’anno scorso si individuava, ad una ventina di km in linea d’aria, solamente un parco eolico con tre torri. Quest’estate invece ne individuo diversi. Ne individuo uno a una dozzina di km in linea d’aria. E’ formato da 16 torri eoliche. Un altro, nella valle del Sinni, ad una quindicina di km in linea d’aria, è formato da 12 torri eoliche. Uno, molto grande, è a circa una cinquantina di km in linea d’aria. Conto 31 torri eoliche. Da informazioni ricevute apprendo che quest’ultimo impianto è situato dalle parti di Viaggiano, nella Val d’Agri, un paese nel cui territorio, negli anni ottanta del secolo scorso fu scoperto un grosso giacimento di petrolio e gas (in seguito, non molto distante da Viaggiano, in località “Tempa Rossa”, fu scoperto un altro grosso giacimento).
I parchi eolici che riesco individuare col binocolo sono solamente una parte di quelli esistenti perché dai punti panoramici del paese non sono visibili molti crinali appenninici del nord-est della regione, dove sono installati molti parchi eolici.

Durante una passeggiata alla periferia del paese la mia compagna mi dice che, nella valle sottostante, due grossi appezzamenti di terreno può darsi siano coperti di pannelli fotovoltaici. Avevo notato in precedenza questi appezzamenti ma pensavo fossero coperti da serre. Vado subito a casa a prendere il binocolo e la fotocamera perché a occhio nudo non è possibile stabilire con certezza la natura di quegli impianti. La visione col binocolo non lascia dubbi: sono due grossi impianti fotovoltaici. Provo a fare alcune foto dal paese ma la distanza (circa 5 km in linea d’aria) non consente di fare foto apprezzabili. Dato che non ci sono alture vicino agli impianti non è nemmeno possibile fare una foto a distanza ravvicinata e di insieme dei due impianti. Da calcoli approssimativi e facendo il confronto con gli altri impianti stimo che i due impianti complessivamente possano contenere 6-7 mila pannelli.


Foto 3: al centro della foto si notano i due grossi impianti fotovoltaici nella valle del Basento

Chiedo ad amici e conoscenti a chi rivolgermi per avere informazioni su questi impianti fotovoltaici. Mi viene fatto il nome dell’Ing. E. P. del paese. L’ingegnere aveva uno studio di progettazione nel paese ma alcuni anni fa lo ha chiuso per aprirne uno a Matera e un altro a Roma. In seguito lo contatto telefonicamente e ricevo alcune scarne informazioni sul tema. Mi dice che gli impianti installati nel paese non sono stati progettati da loro ma da un’altra azienda. Mi dice che questi impianti sono stati installati da poco, che la loro potenza probabilmente non supera i 500 Kw a testa, che sono il frutto di vecchi progetti che inizialmente furono bloccati e poi, in seguito a ricorso, sbloccati e realizzati. Gli faccio notare che la potenza installata che ha indicato mi sembra poca considerando l’elevato numero di pannelli di cui sono composti quegli impianti. Mi risponde dicendo che per avere più informazioni sulle caratteristiche tecniche degli impianti è necessario rivolgersi all’ENEL e agli uffici comunali che, dal punto di vista burocratico, sono stati interessati. L’ing. conclude dicendo che la Regione Basilicata ha approvato da poco un nuovo piano energetico regionale che indica più chiare condizioni per la realizzazione degli impianti fotovoltaici (sembra che ci siano anche limiti inferiori di potenza installata [forse non meno di un Mw], che non devono insistere su terreni irrigui, che i pannelli installati non devono essere stati fabbricati da più di due anni, ecc.).



Foto 4: dettaglio dell’impianto di sinistra dei due impianti nella valle del Basento che sono visibili nella foto 3


Nuove scoperte di petrolio e gas
Ricordo che molti anni fa una coppia di miei amici cercava di fare capire al loro bambino (che non si poneva limiti nell’indicare ciò che Babbo Natale e la Befana gli avrebbero dovuto portare in regalo) che erano loro a portargli i regali e che avrebbe dovuto contenere le sue richieste. Il bambino inizialmente non voleva conoscere ragioni ma poi, come succede a tutti i bambini dopo una certa età, ha dovuto capire.
In paese vedo comportamenti e sento discorsi, da parte di bambini, giovani e vecchi, che sono adeguati a una società in cui pensano si produrrà sempre e sempre di più. Sento una persona adulta dire a un’altra che fra due versioni di uno stesso modello di autovettura (di cui dice la marca) c’è una differenza di dieci cavalli e che questa differenza si fa sentire. Vedo i consumi superflui fatti dai ragazzi e dai bambini. Non so quando ma di sicuro ci sarà “a crude awakening”, un brusco risveglio!!!
La stessa cosa avviene per i combustibili fossili: la gente non vuole capire che è finita l’epoca del petrolio abbondante e a buon mercato. I mass media molte volte cercano di assecondare questa esigenza e presentano con forte evidenza le notizie di scoperte di giacimenti giganti di petrolio e di gas. Questi ritrovamenti, che vengono comunque subito ridimensionati e di cui si sottacciono gli enormi costi di estrazione visto la loro ubicazione, non cambiano la situazione di fondo.
Comunque, tornando in argomento, per quanto riguarda la Lucania, dopo le scoperte di petrolio e gas negli anni cinquanta, si sono individuati consistenti giacimenti negli anni ottanta a Viaggiano e a Tempa Rossa.
Per questo motivo un giorno io e la mia compagna decidiamo di andare a Viggiano, a Tempa Rossa e a visitare il parco eolico là vicino.

Lungo la strada che porta al paese di Viaggiano faccio delle foto del “Centro olio”, una struttura dove convergono gli oleodotti provenienti dai pozzi.




Foto 5: il “Centro olio” di Viggiano

Arrivati in paese chiedo informazioni ad un signore: sono fortunato perché lavora in un impianto di trivellazione ed estrazione. Mi dice che nel giacimento di Viaggiano-Calvello (afferma che è questa la denominazione precisa) sono arrivati a 5.800 m di profondità, che ci sono 70 pozzi in attivo, che tramite oleodotti il petrolio viene trasportato al “Centro olio” di Viaggiano e che da qui, sempre tramite oleodotto, a una raffineria di Taranto. Una piccola parte di quel petrolio viene però ancora inviato tramite autobotti, nonostante l’oleodotto sia capace di trasportarlo tutto, ma ciò è fatto per dare un “contentino” agli autotrasportatori (un’altra persona che ho intervistato dice però che tutto il petrolio viene trasportato con l’oleodotto).
Continuo a chiedere informazioni alla prima persona intervistata. Chiedo se, durante l’estrazione del petrolio, il gas a esso frammisto venga tutto bruciato in fiaccola . Mi dice che una parte di quel gas viene distribuito, con le opportune tubazioni, alla popolazione di Viaggiano. In seguito si pensa di estendere la distribuzione ai paesi vicini. Dice però che, nonostante questo, buona parte del gas continuerà a essere bruciato in fiaccola e che non capisce il motivo di questa scelta.
L’intervista termina parlando del più recente giacimento scoperto, cioè quello di Tempa Rossa, distante alcune decine di km da Viaggiano. In questo giacimento si è perforato fino a 4-5 mila metri di profondità, ci sono già tre pozzi in attivo e se ne dovrebbero fare altri 15. Ultimamente l’attività su questo giacimento è stata sospesa per intervento della Magistratura ma adesso è ripresa.
A proposito di questi giacimenti di petrolio riporto però quanto è scritto nel nuovo Piano energetico della Basilicata approvato dalla Giunta regionale ad aprile 2009 (è consultabile sul sito della Regione Basilicata, Dipartimento Attività produttive, politiche dell’impresa, innovazione tecnologica).
“Il sottosuolo lucano è ricco di idrocarburi, il cui sfruttamento è iniziato con alterne vicende intorno agli anni cinquanta. I maggiori giacimenti sono presenti in Val d’Agri e a Tempa Rossa (in quest’ultima località lo sfruttamento del giacimento dovrebbe iniziare nel 2010).
In riferimento alla concessione in Val d’Agri, il piano di sfruttamento del giacimento previsto dal Ministero dello sviluppo economico prevedeva a regime, nel 2007, l’attivazione di 47 pozzi. Ad oggi risultano in produzione 22 pozzi dei 34 perforati 13 . In previsione di un incremento dell’attività estrattiva per saturare la capacità di trattamento giornaliera del Centro oli (che attualmente produce 104.000 barili al giorno) oltre all’allaccio dei pozzi già perforati, saranno realizzati e allacciati, entro il 2009, 5 ulteriori pozzi, di cui uno adibito alla reiniezione, per un totale di 39 pozzi.”
Dei 47 pozzi che erano previsti per il 207, vi sono 22 pozzi allacciati all’infrastruttura di trasporto ed in produzione (18 pozzi a Viaggiano, 4 a Grumento Nova). Un pozzo è allacciato per la reiniezione (Costa Molina 1 a Montemurro), un pozzo è allacciato ma non in produzione (Volturino 1 a Calvello), 9 sono perforati e non allacciati (5 a Calvello, 3 a Marsico Nuovo, 1 a Viaggiano), e un pozzo è in perforazione (Cerro falcone 4 a Calvello) per un totale di 34 pozzi.

Dal confronto fra quanto detto dalla persona intervistata e quanto scritto nel nuovo Piano energetico della Basilicata viene fuori il grosso problema delle difficoltà di trovare le informazioni necessarie per farsi un'idea precisa della situazione. In questo lavoro sul territorio ho acquisito una certa conoscenza della situazione ma sembra che ci sia la “consegna” di non dire niente. Del resto se, come dice la Bibbia, la cacciata di Adamo ed Eva dal paradiso terrestre avvenne perché mangiarono il frutto dell’albero della conoscenza del bene e del male, ci saranno sicuramente “validi” motivi in questo comportamento di non dare informazioni (scusate la digressione religioso-antropologica)!!

Un grosso parco eolico
Di pomeriggio decidiamo di non andare a Tempa Rossa ma di visitare il parco eolico. E’ nel territorio del comune adiacente di Montemurro. Notiamo che le torri eoliche (che sono in funzione) fanno due rumori molto lievi. Il primo rumore assomiglia al rumore che fa la macchina fotografica quando viene scattata una foto (pensavo che fosse la mia macchina quando scattavo le foto) mentre il secondo assomiglia a un bidone mentre cade. Questi rumori (che, ripeto, sono molto lievi) si sentono solamente se si sta sotto le torri eoliche, mentre a qualche decina di metri non si sente assolutamente niente: non capisco il motivo per cui sia stato posto il problema della rumorosità delle torri eoliche!!
Anche se non faccio una ricerca approfondita, non noto sul terreno sotto le torri carcasse di uccelli eventualmente uccisi dalle pale eoliche.
Contiamo il numero delle torri che compongono il parco eolico e viene confermato il primo conteggio che feci quando le individuai dal mio paese col binocolo: sono esattamente 31. A qualche km di distanza in linea d’aria si nota un altro parco eolico con cinque torri.


Foto 6: il parco eolico nel territorio del paese di Montemurro


Nella mattinata, prima di andare a Viaggiano, siamo andati alla ricerca di un altro impianto fotovoltaico situato nel territorio del mio paese e di cui avevo avuto notizia qualche sera prima.
E’ a una dozzina di km dal centro abitato del paese e, sulla scorta delle informazioni avute, lo individuiamo con una certa facilità.
Il signor L. G. D., proprietario dell’azienda agricola su cui insiste l’impianto nonché titolare di una ditta individuale di autotrasporti, gentilmente mi concede di fare alcune foto.


Foto 7: l’impianto fotovoltaico nell’azienda del signor L. G. D. (sono circa 1.400 pannelli solari)

Dico al signor L. G. D. che mi interesso di esaurimento dei combustibili fossili e dello sviluppo delle energie rinnovabili, come il solare fotovoltaico. Al che il signor L. G. D. mi chiede informazioni sul rapporto contrattuale con l’azienda che ha installato i pannelli (torna sempre il problema della conoscenza!!). Gli dico che non conosco la situazione e lo indirizzo verso un sindacato che, così come avevo letto in un volantino il giorno prima in uno stand della fiera di esposizione di prodotti dell’agricoltura e dell’artigianato locali svoltasi al paese, si interessa, oltre che delle dichiarazioni dei redditi, delle vertenze lavorative, ecc., anche di consulenza nel campo delle installazioni di impianti fotovoltaici ed eolici.
Con la mia compagna il signor L. G. D. dice che vorrebbe trasferirsi definitivamente in campagna ma che i suoi familiari non sono tanto disponibili a seguirlo in questa scelta.

Ritorno dalle ferie
Con la mia compagna decidiamo che durante il tragitto per il rientro dalle ferie faremo un itinerario interno (per Potenza-Melfi) per immetterci sull’autostrada A14 all’altezza di Foggia e che durante il primo tratto del tragitto fotograferò gli impianti di energia rinnovabili.

Dopo una quindicina di km dal paese incontriamo il primo parco eolico ma le foto che faccio non riprendono tutte le torri eoliche. La provincia di Matera però ha pochi parchi eolici, diversamente dalla provincia di Potenza dove, soprattutto verso Melfi, i parchi eolici sono un aspetto importante del panorama: ci sono torri eoliche da qualunque parte si guardi!!
Un’altra cosa che noto è che quest’anno le pale eoliche sono tutte in funzione, mentre l’anno scorso difficilmente ne ho vista qualcuna in tale condizione.


Foto 8: un parco eolico su un crinale dell’appennino lucano

A mano a mano che con l’autostrada ci avviciniamo verso il mare allora si diradano gli impianti eolici: i venti interessanti per gli impianti eolici spirano infatti sui crinali appenninici anche se ho notato degli impianti installati abbastanza a valle.

Facciamo la prima sosta in un’area di servizio in Puglia, ai confini col Molise (che, come mi dice l’addetto al distributore a cui lo chiedo, è l’Area di servizio Torre Fantine est).
Noto con sorpresa che l’area destinata al parcheggio è in parte coperta da 56 moduli da 8 pannelli solari ciascuno per complessivi 336 pannelli solari. I pannelli oltretutto fanno anche parzialmente ombra alle autovetture parcheggiate. Non ricordo che l’anno scorso ci fossero pannelli solari installati nelle area di servizio. Quest’anno invece, almeno fino alle Marche, ne ho notato parecchi. Ho notato pure che riguardano solamente due società di gestione delle aree di servizio.

La foto sottostante mostra uno scorcio dell’impianto fotovoltaico di cui si è detto. Si notino sullo sfondo le pale di due torri dell’ultimo parco eolico che abbiano notato sul tragitto.





Foto 9: impianto fotovoltaico in un’area di servizio nel nord della Puglia; sullo sfondo le pale di due torri di un parco eolico


In una successiva area di sevizio facciamo una nuova sosta. Anche qui ci sono dei pannelli solari (ce ne sono anche nell’area di servizio di fronte), sebbene in numero inferiore a quelli dell’area di servizio precedente.
Nella macchina a fianco della mia c’è quella di una coppia con due bambini e una nonna. Uno dei due bambini si è abbandonato a un pianto incontenibile. Il padre, che ormai ha i nervi a fior di pelle, dice alla nonna che gli ha comprato il gelato, i biscotti, ecc. ma che lui ha visto quella macchinina rossa che era esposta nel punto di ristoro dell’area di servizio, e la vuole a tutti i costi. Ma, dice ancora il padre, che se continua così gli …(censura).

14 commenti:

Anonimo ha detto...

Bel resoconto, perchè come di persona ho potuto constatare anch'io, l'impiego massiccio dell'energia solare modifica il paesaggio altrettanto come è avvenuto con l'edilizia.
E si apriranno vasi e vasi di Pandora
pieni di acrimoniosissime polemiche.Nella maggior parte dei casi, ipocrite e sterili.
Comunque, Armando, almeno qualcosa si muove in questo paludoso paese.
E c'è chi griderà al mostro di Lochness, ai piranha, ad anguille ogm, per il solo fatto di non averne mai vista una coi propri occhi.D'altra parte, tornare alle candele è molto pericoloso.
Con tutta la gente distratta che c'è in giro.....

Marco Sclarandis

Anonimo ha detto...

Ho notato anch'io tre settimane fa quel parco eolico ed i pannelli nelle stazioni di servizio vicino lo svincolo Poggio Imperiale - Lesina.
Le pale girano alla grande.
Siccome però ero in bici ho notato anche un piccolo generatore eolico vicino ad una casa privata sulla vicina statale. Circa 3 - 5 kwp.
Il vento lì è ottimo, costante e abbastanza regolare. Molto produttivo. Le pale non deturpano assolutamente il paesaggio, che peraltro è abbastanza piatto, con solo qualche collinetta (lato Ovest) mentre ad est c'é il Gargano che "muove" la vista.
Come si fa a dire che danneggiano l'agricoltura non so proprio. Ci sono campi di pomodori (quelli a terra) a perdita d'occhio...
Luigi Ruffini

Frank Galvagno ha detto...

Grazie Armando per questa nuova indagine sul territorio.

Vista la sempre più documentata presa di coscienza sul reale potenziale in termini di idrocarburi del Sud, trovo molto superficiale il mito secondo cui "ci sarebbe una quantità immensa di petrolio e gas, ma gli industriali non lo vogliono estrarre".

Naturalmente, l'economista medio è più un sognatore che uno scienziato, e ignora sistematicamente la nozione di EROEI. Non basta sapere (e a volte solo sperare) che ci sono "grandi riserve" di una risorsa, bisogna potervi accedere senza violare le leggi della Fisica. Tra l'altro, mi sembra di ricordare che su Giove ci siano immense quantità di idrocarburi allo stato gassoso ... :-)

Anonimo ha detto...

curiosamente, anche Repubblica ci mostra oggi un diorama delle energie rinnovabili...: http://www.repubblica.it/2006/12/gallerie/ambiente/rinnovabili-aeree/1.html

Gio

Anonimo ha detto...

Davvero bel resoconto, che ho letto con interesse.

Due punti:
- parlando con diverse persone di pale eoliche noto che l'obiezione che sento più frequentemente non è riguardo l'aleatorieta, la bassa potenza per m2 o... gli uccelli, bensì che sono "brutte" a vedersi.
Ma questo è un giudizio soggettivo! - rispondo io - Io invece trovo che valorizzino il paesaggio.. - e mi guardano come un malato grave...
Probabilmente bisgna fare di più su questo punto: è proprio così inevitabile considerarle "brutte"? probabilmente anche gli antichi romani, quando si videro costruire il Colosseo in mezzo alla città dissero "ma proprio qui dovevano farlo 'sto coso?"
- Sul fotovoltaico:
secondo me la normativa italiana dovrebbe puntare ancora di più sul fotovoltaico integrato negli edifici, e in particolare sui capannoni industriali e periferie. Probabilmente ciò aiuterebbe molto a farli "benvolere" dalla gente comune.
Inoltre (come ho potuto verificare personalmente in un capannone industriale coperto di pannelli), c'è il vantaggio correlato che le temperature estive interne si abbassano sensibilmente a causa dell'ombra che i pannelli fanno sul tetto. Con mia sorpresa ho scoperto che gli operai del capannone "pannellato", pur fregandosene ampiamente dell'ambiente e del picco, erano letteralmente "entusiasti" della soluzione, che anche quelli degli altri capannoni li volevano "a tutti i costi" e addirittura un responsabile mi disse che a luglio e agosto avevano aumentato la produttività (e tutto producendo energia pulita, direi ;-))

A. Retaggio

Anonimo ha detto...

L'impatto sul paesaggio, che è un bene collettivo da preservare, è sia un caso che nell'altro (fotovoltaico o eolico) molto rilevante e non dobbiamo nascondercelo. L'obiezione di A. Retaggio sulle perplessità della gente nel caso dell'eolico non è molto sensata: varrebbe solo se i romani avessero riempito l'impero di colossei. Il confronto con le epoche passate non regge, anche se si prendessero ad esempio gli acquedotti romani o la muraglia cinese. I rapporti tra vastità del territorio libero e densità di popolazione nel passato non sono confrontabili con quelli di oggi e molte di queste costruzioni che ancora oggi preserviamo possegono quell'unicità (e quindi testimonianza di un tipo di opera umana in un determinato contesto ambientale) che non si potrebbe avere con una diffusione generalizzata di tali impianti. Un analogo effetto lo avremmo solo se in tutto il pianeta, dai poli all'equatore, nelle campagne e sui monti, trovassimo migliaia di piramidi... che ne direste?
Sul fotovoltaico sono più d'accordo con il suddetto commentatore. L'integrazione del fotovoltaico negli edifici e in particolare sugli edifici industriali che comunque non giocano un bel ruolo nel paesaggio, è sicuramente preferibile al "campo solare". E se abbiamo accettato i manti di copertura asfaltati non possiamo che preferirgli le coperture a pannelli di silicio.

Giovanni Galanti

Anonimo ha detto...

Una risposta a Giovanni Galanti

Penso che l'avversione di molti verso l'eolico e il fotovoltaico abbia motivazioni che, salvo rari casi, non c'entrano niente con la bellezza dell'ambiente. Penso che non accettino queste energie rinnovabili perchè sono collegate a nuovi valori culturali.
Le campagne, soprattutto quelle a ridosso delle città, sono disseminate di milioni (non migliaia) di tralicci. Hai mai sentito qualcuno lamentarsi di ciò?
Il nord Italia non è molto favorito dai venti. Sulle colline che circondano Bologna (la città in cui vivo da una trentina di anni) non ci sono quindi torri eoliche a deturparle: però le sommità di quasi tutte le colline che circondano Bologna sono piene di impianti di telecomunicazioni fatti di tralicci, parabole e altri dispositivi. Anche in questo caso non ho mai sentito nessuno lamentarsi!!
Ho letto su un giornale poco fa che hanno approvato non ricordo bene cosa a proposito della costruzione del "Passante nord" (probabilmente è qualcosa che riguarda Bologna da vicino). Non mi aspetto proteste in merito!
I territori alpini sono disseminati di stazioni sciistiche, con impianti di risalita e quant'altro. Non ricordo di proteste verso la loro costruzione.
In una trasmissione televisiva Vittorio Sgarbi definì le torri eoliche uno strupro ad un bambino piccolo.
Ma cosa pensa Sgarbi (che adesso fa anche il sindaco in una cittadina siciliana) delle migliaia di morti per cancro e di bambini che nascono deformi in quelle zone della Siclia dove ci sono impianti chimici, raffinerie e quant'altro?
Non mi risulta nemmeno che Sgarbi abbia detto qualcosa delle navi piene di veleni fatte affondare vicino alle coste dell'Italia o dell'incremento di morti per cancro in quelle zone della Calabria dove qualche tempo fa è sta individuata in fondo al mare una nave piena di chissà quali veleni.

Questo non toglie ovviamente che bisogna evitare che gli impianti di energia rinnovabile sottraggano terreno all'agricoltura oppure che siano impiantati in una oasi naturistica.

Armando Boccone

Anonimo ha detto...

Ad Armando Boccone

Guardi, io non sono contrario agli impianti eolici o solari, tutt'altro. Ma credo che la questione vada comunque sempre discussa e non si debba fare finta che il problema non esista. Che nessuno protesti per i tralicci direi che è una sua affermazione priva di fondamento. Basta cercare su un qualsiasi motore di ricerca la parola "elettrosmog" e troverà migliaia di comitati di protesta, anche a Bologna.
La questione divide anche gli ambientalisti, non possiamo negarcelo, basta che guardi quanto pubblicato su www.territorialmente.it/, sito della rete dei comitati per la difesa del territorio. Quindi la protesta è invece vasta e montante. Le ragioni sono molteplici, a cominciare dal fatto che c'è sempre più consapevolezza dei danni che sono stati fatti al paesaggio, in primis da attività industriali e cave, in nome del "progresso" economico, in genere di pochi a danno di molti. Ma credo che anche lei comprenda la funzione insostituibile del paesaggio e che non tutto il territorio debba essere considerato "sfruttabile". Per lo sviluppo delle rinnovabili debbono valere le stesse discussioni che si fanno per dighe, impianti industriali, installazioni, ecc. E quindi deve essere rispettato il punto di vista di tutti gli attori e debbono essere ben valutati i rapporti costi-benefici, anche considerando che il paesaggio è un bene in sè, sia per le economie che genera, sia per la salute fisica e mentale.
Ciò lo vedo in modo problematico, e non per partito preso, perchè anch'io vorrei salvaguardare il paesaggio e contemporaneamente avere lo sviluppo delle rinnovabili. Non ho la soluzione in tasca... ma vorrei che si tenesse conto di tutti gli aspetti.
Se si costruissero meno "seconde case" (ho letto non ricordo dove, ma ricercherò la fonte, che in Italia abbiamo costruito in tutta la storia fino agli anni '50 30 milioni di vani, dopodichè dagli anni 50 a oggi, 90 milioni...), forse i danni al pesaggio e al territorio sarebbero stati minori, e minore l'impatto di nuove installazioni.

Giovanni Galanti

Anonimo ha detto...

Come alcuni avevano previsto già in passato, la "novità" delle installazioni eoliche (o fotovoltaiche al suolo) ha creato una frattura sull'impatto ambientale fine a se stessa.
Cementifichiamo tutt'ora a più non posso, nonostante la crisi, e rischiamo, a causa di una produzione ancora troppo limitata di energia da rinnovabili, di ritrovarci con seri problemi energetici a breve termine.
Mi chiedo come si possa trattare separatamente l'impato visivo di un parco eolico rispetto ad un nuovo centro commerciale o un palazzo.
Di fronte Petacciato in Molise si è scatenata una guerra senza escusione di colpi per il parco eolico off shore, ma sulla nazionale a sud di Termoli, 25 km di distanza, ai lati della nazionale, c'é tanta di quell'immondizia che per il solo tratto fino a Poggio imperiale ci volgiono almeno 200 TIR per raccorglierla tutta e differenziarla. Come si fa a lamentarsi per la vista in lontananza quando abbiamo la monnezza buttata per terra sotto il naso? Quella non fa testo?
E casermoni decrepiti di periferia dalle tinte sbiadite sono accettabili?
Solo per dirne alcuni...
Poi tra 2 anni cominceranno a spegnere l'illuminazione pubblica per carenza di fondi per pagare le bollette e diranno che ci vuole il nucleare. Poi ce lo terremo.
Consiglio di salvare questi post...
Luigi Ruffini

Anonimo ha detto...

Aggiungo solo quella che ritengo una integrazione esemplare degli impianti fotovoltaici, che andrebbe imitata, se solo gli ammistratori intelligenti fossero più diffusi.

L'articolo è di Terranews (11/09/2009) e dice: "Gli ingegneri dell'Autostrada del Brennero hanno realizzato una barriera antirumore utilizzando pannelli fotovoltaici, a beneficio dell'abitato di Marano (tutti potete vederla tra i caselli di Rovereto nord e Rovereto sud). Hanno preso due piccioni con una fava, hanno mitigato il rumore realizzando un impianto solare lungo oltre un chilometro, per una superficie di quasi 5000 mq, per un totale di 712 KWp ed una produttività annua pari a 680 MWh."

Secondo me ne hanno presi 3 di piccioni, consentendo una felice integrazione tra una infrastruttura che comunque è già presente nel paesaggio e i nuovi impianti.

Quando si tiene conto di esigenze diverse e si pensa a soluzioni integrate, si hanno i vantaggi del risparmio di risorse e dell'ottimizzazione degli interventi, nel rispetto dei valori dell'ambiente e del paesaggio.

Giovanni Galanti

Anonimo ha detto...

Direi che madama Pandora comincia a sorridere dall'alto dell'Empireo,magari lanciando occhiate e dando piccole gomitate ai suoi vicini di divino banchetto.
....E si apriranno vasi e vasi di Pandora
pieni di acrimoniosissime polemiche.Nella maggior parte dei casi, ipocrite e sterili..
perdonatemi l'autocitazione presa dal post che m'è capitato di vedere pubblicato come primo.
Naturalmente oltre a quelle acrimoniose,ipocrite sterili e futili, ci sono anche quelle pacate, sincere, feconde e indispensabili,come quelle finora comparse qui,a mio giudizio.
Certo che il paesaggio è importante,anzi è fondamentale per la salute psicofisica di chiunque.
Peccato che trent'anni e più di Allegria! teleinculcata a forza di spot pluriquotidiani ne abbiano fatto una merce come qualsiasi altra.Ti piace quello che hai davanti a casa?
Sì?.E allora paga d'ora in poi, se no svanirà in poco tempo.
Non vuoi o non puoi pagare,o tutt'e due le cose insieme?
Arrangiati, tanto a piccola rata mensile puoi guardarti tutto il panorama che vuoi ritrasmesso via satellite e filmato apposta per te.
E ti regaliamo pure reality, fantasity,illusionity,e scherty a party.Anzi al party, ai quali potrai parteciparty con una telefonata a sorteggio.
Scusatemi, ma avevo in mente una canzone:"Questa è la storia d'uno di noi............"
Sulle sue note e parole mi sono lasciato andare ad una maligna e maliarda nostalgia.

Marco Sclarandis

Frank Galvagno ha detto...

Interessante che nemmeno queste pale eoliche facciano rumore.

Finora io ho visto 2 parchi eolici, e il rumore è assolutamente un non-problema. Di intensità mimetica, o inferiore al fondo ambientale.

Mi piacerebbe fare un bel post sulle caratteristiche di rumorosità delle pale eoliche.

Anonimo ha detto...

Per caso ho trovato qualcosa che in questo contesto mi sembra adatto: nel comune di Stella, situato sull'Appennino Ligure, è stato realizzato il parco eolico "5 stelle". "Il parco eolico va ad inserirsi in un ambiente ad alto contenuto naturalistico" e il progetto ha previsto anche "la cura degli aspetti ambientali e la valorizzazione del territorio" e per questo è considerato uno dei più innovativi degli ultimi anni.
Prima di tutto: se l’area interessata si sviluppa su un’estensione di circa 3 ha, solo 20 mq di questa area ospitano le strutture dell’impianto, la maggior parte è rimasta inalterata nella conformazione e destinazione. Dopodichè sono state predisposte misure di mitigazione degli impatti:
- visive: mediante l'analisi delle alternative progettuali degli areogeneratori e la scelta della soluzione "più in armonia col paesaggio" (mi sembra, infatti, che i generatori scelti da certe angolature quasi non si vedono confondendosi col cielo); e mediante la realizzazionbe della cabina elettrica con "lo stile che caratterizza i capanni per le attrezzature agricole presenti sul territorio";
- la sistemazione della zona (strada e sbancamenti utilizzati per riempimenti, in modo da ridurre al minimo i materiali esogeni) e la realizzazione di opere di regimazione delle acque superficiali;
- la valutazione dell'impatto delle piccole centrali eoliche sugli uccelli e sui chirotteri, tramite monitoraggio;
- la realizzazione di un percorso ecologico denominato 'Le Vie del Vento' (un percorso didattico che accompagna il visitatore alla scoperta dell’energia eolica): "Da sondaggi d’opinione svolti nei paesi europei si è visto che nei casi di diffidenza o di ostilità iniziale ai parchi eolici la popolazione cambia opinione dopo aver appreso le caratteristiche dell’energia eolica".

Vedere: www.ferasrl.it/stella.htm

Forse non sono il solo, quindi, ad avere sollevato il problema dell'integrazione di questo tipo di impianti, e qualche tentativo di affrontarlo con accuratezza sembra che ci sia.

Giovanni Galanti

Anonimo ha detto...

A giudicare da quel che si trova nella rete, l'aromento sembra proprio che "scotti":

"Quei mulini a vento sfregiano la Sardegna". Una foresta di pale eoliche alte come grattacieli a un miglio dalla riva, 4/10/2009 http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplrubriche/ambiente/grubrica.asp?ID_blog=51&ID_articolo=1152&ID_sezione=76&sezione=Ambiente

Il dipartimento di Ingegneria Industriale dell'Università di Padova ha avviato uno studio sulla accettabilità sociale delle tecnologie per le fonti alternative. Con un sondaggio online.

"Accettabilità sociale: da numerosi sondaggi d'opinione emerge che la popolazione è generalmente favorevole allo sviluppo delle tecnologie rinnovabili. Nonostante ciò non sono rari i casi in cui progetti ed impianti a fonti rinnovabili sono stati duramente contrastati.

Il motivo di questo comportamento non si spiega solamente considerando una questione egoistica (fenomeno NIMBY) ma va ricercato in una serie di fattori che interessano la sfera della percezione della giustizia, della condivisione di costi e benefici sia economici che ambientali, nelle speranze attese e nella partecipazione al progetto da parte della popolazione.

Questionario: intervistando sia esperti del settore energetico sia cittadini (non operanti nel settore energetico), la presente ricerca desidera indagare quali siano i fattori ritenuti più importanti per favorire l'accettabilità sociale".

http://www.accettabilitasociale.com/


Giovanni Galanti