sabato, gennaio 12, 2008

Dissociazione molecolare? Ma che roba è?



E' stata un esperienza molto interessante per me quella di lavorare nella commissione interministeriale per le miglior tecnologie di smaltimento dei rifiuti. Interessante per vari motivi, non ultimo quella di stare a domandarsi molte volte per quale ragione dovevo perdere tanto tempo per un incarico che due ministeri insieme si sono premurati di definire "a titolo gratuito" già entro le prime due righe della lettera di conferimento.

A parte questo, effettivamente, a fare queste cose si impara moltissimo e si viene anche a conoscere gente interessante (che, alle volte, come nella battuta sui Marines, verrebbe voglia di ammazzare). Fra le altre cose, mi è arrivato un tizio che mi ha proposto una tecnologia basata su quello che loro chiamano il "destroyatron", una macchina mostruosa che vetrifica i rifiuti a temperature pazzesche. Questi si credevano di essere Mazinga, ma sono solo rifiuti quelli da trattare, non mostri galattici.

Delle varie cose che mi sono capitate da esaminare nella commissione, c'è questa "dissociazione molecolare" di cui, negli ultimi tempi, si è parlato parecchio anche per via del ritorno dei mostri galattici.... pardon, degli inceneritori, con la crisi di Napoli.

Vi confesso che al primo colpo ho storto la bocca. Il nome "dissociazione molecolare" mi era parso decisamente poco indovinato. Il nome corretto per quel tipo di trattamento è "smoldering" che, in italiano, si dovrebbe tradurre come "fumigazione". D'altra parte, capisco anche che "fumigare" suona più come qualcosa che si fa al salmone appena pescato piuttosto che ai rifiuti, per cui posso anche capire che abbiano scelto un nome commerciale che suonava meglio.

Allora, premetto che io non sono un esperto di dissociazione molecolare. Ne so quello che ho imparato dal materiale che i proponenti stessi mi hanno dato e dalle risposte che hanno dato alle mie domande. So che esistono un certo numero di impianti funzionanti negli Stati Uniti e in Europa, in Islanda e in Scozia. Ma non rientra nella mia competenza dirvi se lo stesso impianto funzionerà altrettanto bene anche a Caltanissetta o a Busto Arsizio. Nella valutazione delle nuove tecnologie, bisogna sempre procedere passo dopo passo, con estrema cautela, verificando ogni cosa, il che, incidentalmente, è esattamente quello che la commissione interministeriale ha raccomandato di fare per la dissociazione molecolare.

A parte queste ovvie cautele, tuttavia, vi posso dire qualcosa sulla valutazione comparativa delle varie tecnologie che la commissione ha fatto e su dove si situa la dissociazione molecolare nelle nostre raccomandazioni.

Per prima cosa, un punto essenziale: nel trattamento dei rifiuti nessuna tecnica di smaltimento è sostitutiva alla gestione del processo che preveda a) riduzione alla fonte, b) riciclaggio e c) trattamento del rifiuto residuo.

Ciò detto, con quale criterio dovremmo giudicare un metodo di trattamento dei rifiuti? Beh, su questo punto abbiamo scritto in un certo dettaglio nel nostro rapporto. Diciamo che vorremmo, se possibile, ottenere energia, vorremmo che non si emettesse niente di tossico, e - infine - che fosse possibile anche il recupero post-trattamento delle materie prime. Su questi punti, la mia analisi evidenzia certi vantaggi della dissociazione molecolare.

L'idea della dissociazione molecolare è quella di un trattamento alla più bassa temperatura possibile di tutto quello che si può gassificare nel rifiuto, ovvero plastica e sostanze organiche. Si cerca di evitare la combustione e di produrre invece "syngas" che poi si può bruciare in un motore termico per recuperare energia. L'approccio è diverso da quello degli inceneritori, dove si cerca di bruciare alla temperatura più alta possibile per poi recuperare l'energia in una turbina a vapore.

Non so se in termini di energia l'inceneritore sia più efficiente della dissociazione molecolare, o viceversa. Dipende molto, probabilmente, dal tipo di rifiuto. In termini di emissione di sostanze tossiche, dipende dall'efficienza dei filtri. Diciamo che è probabile che la dissociazione molecolare non emetta, o perlomeno emetta meno, delle famose "nanopolveri" di quanto non faccia un inceneritore. La questione delle nanopolveri è molto complessa, ma è certamente un problema serio da non sottovalutare (vedi un mio articoletto in proposito).

Dove, secondo me, c'è il massimo interesse del dissociatore molecolare sta nel fatto che permette di recuperare i metalli dopo il trattamento. Dall'inceneritore, vengono fuori ceneri dalle quali non si recupera più niente in pratica. Nel dissociatore, invece, i metalli non vengono fusi. Se ci va dentro, per esempio, una lattina di alluminio, rispunta fuori tal quale (almeno in teoria). Al momento si cerca di recuperare i metalli prima del trattamento, ma recuperarli dopo potrebbe essere un'idea migliore; dato che a quel punto sono "puliti", avendo eliminato il residuo organico. L'importanza del recupero delle materie prime, per il momento, non è chiara a tutti. Ma, se considerate i risultati del lavoro che abbiamo fatto io e Marco Pagani sul "picco dei minerali," è evidente che diventa sempre più importante e nel futuro dovrà essere considerato come assolutamente vitale.

Ripeto ancora una volta che nessun trattamento termico deve essere considerato sostitutivo di una buona gestione, ovvero di un sistema che minimizzi la creazione di rifiuti e massimizzi il loro riciclaggio. Ma, comunque vada, una certa frazione di rifiuti deve essere smaltita in qualche modo e un sistema come la dissociazione molecolare potrebbe risultare estremamente interessante. Non è il caso di saltare i necessari stadi di sperimentazione prima di introdurla su larga scala in Italia, ma credo che valga decisamente la pena di considerare la cosa.

Vi segnalo il sito della ditta che produce questo tipo di macchine dove potete trovare ulteriori informazioni: http://www.energo.st/

Qui trovate il rapporto completo della commissione interministeriale per le migliori tecnologie di smaltimento dei rifiuti.


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5 commenti:

Anonimo ha detto...

http://en.wikipedia.org/wiki/syntroleum

l'air force USA usa la fumigazione per ricavre carburante per i suoi arei , quindi in effetti la tecnologia e' diffusa .... non so per i residui che succede

Anonimo ha detto...

Il sito della Energo inivita gli agricoltri a rivalutare i terreni marginali producendo biomassa da destinare alla produzione di syngas. E' una cosa diversa dalla produzione di biodisel ? Intendo dire: potrebbe avere un EROEI ed uno sfruttamento della superficie migliori di quello citato da Coiante nel suo documento "ALCUNE NOTE SULLA PRODUTTIVITA’ DEGLI IMPIANTI SOLARI" del 6 gennaio ?
Post interessante come sempre.
Grazie Ugo.

Loris
Vicenza

Ugo Bardi ha detto...

Si, quelli della Energo sono piuttosto entusiasti del loro arnese. Ci vorrebbero trattare la biomassa e anche farci idrogeno per mandare le fuel cells.

Personalmente, come dicevo, io ci andrei con estrema cautela. La dissociazione molecolare potrebbe essere una buona tecnologia per fare energia elettrica dalla biomassa, ma è tutto da vedersi e valutarsi. E in ogni caso, il problema della biomassa non è solo l'EROEI; è anche quello dell'occupazione di suolo. Qui c'è il vantaggio che, essendo gli impianti abbastanza piccoli e scalabili, si può fare una filiera corta. Ma sempre con cautela.

Per il momento, la dissociazione molecolare ha il potenziale per essere una buona tecnologia per il trattamento dei rifiuti solidi urbani; meno brutale e meno dannosa dell'inceneritore. Io mi concentrerei su questa applicazione; poi il resto, vedremo.

raimondo ha detto...

Non sono d'accordo con anonimo.
La mia obiezione riguarda strettamente il merito dalle valutazione di EOREI e di occupazione di suolo.
Queste valutazioni non vanno fatte paragonando un sistema di smaltimento rifiuti con un sistema di produzione di energia.
Si devono confrontare tra loro le varie alternative tecnologiche di smaltimento.
Il fatto che ci sia recupero di energia smaltendo "i rifiuti" (bisogna vedere quali ...) è solo un punto a favore o meno della tecnologia proposta.
Il discorso sulle valutazioni economiche sarebbe troppo lungo perciò lo saltiamo.
E' però vero che la valutazione energetica delle scelte politiche è assunta come una variablie all'interno delle valutazioni economiche che hanno troppo spesso orizzonti temporali di breve periodo o semplicemente si approvano se si trova la copertura finanziaria.

Complimenti al prof.Bardi per il rapporto.
Mi fa specie che pur essendo di maggio non venga preso in considerazione dal Governo per la soluzione dei rifiuti della Campania, bensì si preferiscano i mega inceneritori che sono più costosi, più inefficenti(consumano più energia), più inefficaci (producono più emissioni ... e scorie che dovranno andare in discarica!)

Riguardo alla tecnologia proposta per lo smaltimento penso che sia migliore sotto vari punti di vista agli inceneritori.
Sono dell'idea che l'ottimo sarebbe quello di associare al tipo di trattamento in questione (essenzialmente pirolizzazione)
ad un sistema di coltivazione di alghe che possa assorbire la CO2 prodotta e fare anche da filtro alle polveri. Non ultimo occupa meno terreno di altre colture per produrre biomassa.
Guardate i link seguente
alghe su ecoalfabeta.blogosfere.it

http://www.greenfuelonline.com/index.htm
http://web.mit.edu/newsoffice/2004/algae.html
Inoltre su youtube si trovano diversi filmati sulla coltivazione delle alghe a scopo energetico.

Raimondo
Padova

Anonimo ha detto...

Spesso sono pubblicizzati come strumenti ecologici i tritarifiuti collegati al lavello di cucina.
Da un lato lo sminuzzare i rifiuti organici li rende più ‘digeribili’ alle flore batteriche, d’altro lato, credo che un comportamento diffuso di queste pratica distruggerebbe i fiumi. Vorrei sapere cosa ne pensate.
Grazie, Mimmo.