lunedì, agosto 13, 2007

Idrogeno: il peggior nemico delle rinnovabili

E' on line su www.aspoitalia.net un articolo di Massimo De Carlo che esamina l'uso dell'idrogeno come carburante per veicoli stradali. De Carlo conclude che le batterie sono più efficienti e meno costose dell'idrogeno e che quest'ultimo è più che altro una scusa per assessori e politici vari per far vedere che fanno "qualcosa" per i problemi che ci affliggono, ma senza veramente voler fare niente di concreto. In sostanza, l'idrogeno assorbe finanziamenti e attenzione che sarebbero necessari per far decollare le rinnovabili vere.

Quello di De Carlo non è il primo articolo che appare sul sito ASPO-Italia a proposito dell'idrogeno, ce ne sono stati molteplici, tutti che arrivano alla stessa conclusione: l'idrogeno come carburante per veicoli stradali non ha senso. Ecco qui un elenco


http://www.aspoitalia.net/documenti/fanelli/veicoli.html

http://www.aspoitalia.net/documenti/bardi/elettrico_idrogeno/elettricoidrogeno.html

http://www.aspoitalia.net/documenti/bardi/idrogeno2004.html

http://www.aspoitalia.net/images/aspoitalia1/Veicoli%20stradali%20H2-BEV%20_2_1.pdf
...

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Mi permetto di fare un commento dapprincipio forse OT, ma che nel breve sviluppo si rivelerà spero pertinente. Fino a qualche giorno fa, istruito anche dalle ottime considerazioni del sito, pensavo che il principale problema del mondo attuale fosse il picco del petrolio (o il riscaldamento globale). Ora a seguito dei recenti crolli finanziari mi sono reso conto che il problema principale è il denaro: chi lo detiene e anche chi lo fabbrica.
In sintesi, date le impostazioni attuali del credito è più facile che finisca prima il denaro che il petrolio, ossia mi sono fatto l'idea che non assisteremo ad un crollo dei consumi se non dopo che sarà crollato il potere di acquisto e ciò sarà realizzato attraverso una progressiva centralizzazione dei capitali. Indebitandoci in capitale figurativo (derivati e così via) perderemo anche il danaro sonante e a quel punto i detentori del capitale reale potranno comprare quello che vorranno, comprese le ultime riserve petrolifere. L'applicazione di questa previsione alla nazione italiana coinvolge per forza l'azienda del cane a sei campe. Prevedo che tale azienda finirà in mani straniere prima di finire la sua capacità estrattiva, ma perché ciò sia inevitabile bisognerà che l'Italia sia ridotta al lastrico finanziariamente. A mio avviso è possibile che questo scernario si realizzi anche prima di quanto ci immaginiamo, cosa che, suppongo, a qualcuno nei posti dove si decidono le sorti del mondo globalizzato spiace per nulla.
In un mondo appeso alla finanza speculativa, le energie rinnovabili dunque non troveranno spazio non per problemi di comprensione teorica o di applicazione pratica, ma di convenienza politica, o per dirla tutta di potere.
Considero comunque benemerita la ricerca sulle fonti rinnovabili in quanto quando la pazzia speculativa avrà esaurito ogni bene non rinnovabile questa sarà la via obbligata che permetterà all'umanità restante, liberatasi da pesi morali oltreché monetari, di dare corpo ad un diverso modo di intendere quel tratto di storia che le resterà da percorrere.
firmato: un lettore del tutto estraneo al settore e senza alcuna competenza specifica in nessuna delle materie trattate, solo leggermente preoccupato per il destino del mondo a motivo di sensazioni epidermiche e di riflessioni personali.

Ugo Bardi ha detto...

Caro lettore estraneo al settore, hai azzeccato uno dei grossi problemi della questione del picco.

Il picco ci sarà, ma non è detto affatto che ci sarà per tutti. Paradossalmente, può darsi che il crollo dei mercati finanziari renda talmente povera una grande massa di gente che i ricchi avranno più petrolio di prima. Per loro non ci sarà nessun picco e si può anche pensare che non avranno nessun interesse a sviluppare le rinnovabili per il beneficio dei poveri.

Così va il mondo, ahimé.