sabato, marzo 03, 2007

Picco ? Quale Picco?




Un fantasma si aggira nelle felpatissime anticamere dei salotti buoni della finanza mondiale e i suoi sussurri, borbottii e tintinnar di trivelle fa venire i sudori freddi alle borse di mezzo mondo: Il Picco del petrolio è arrivato?


I dati di estrazione dell'Arabia Saudita parlano chiaro: La sua produzione è cominciata a calare PRIMA della DICHIARATA auto-riduzione della produzione di Ottobre e Dicembre 2006 e, ad essere esatti, è calata proprio in corrispondenza dei massimi livelli del prezzo del petrolio ( raggiunti nel periodo Maggio-Luglio 2006). La cosa non ha un senso logico: in corrispondenza dei massimi prezzi si sarebbe dovuto piuttosto massimizzare la produzione sia per frenare la crescita ulteriore dei prezzi ( e la conseguente distruzione della domanda) che per ottenere il massimo profitto.
SE la produzione dell'Arabia Saudita cala per motivi almeno parzialmente indipendenti dalla volontà dei Sauditi stessi c'è poco da stare a disquisire: Il picco del petrolio è arrivato.
Bene ( male, anzi). Ma quale è la consapevolezza nei frequentatori delle anticamere di cui sopra?
A noi comuni mortali non è infatti dato accedere ai salotti buoni ed in fondo nemmeno ci intressa: Vorremmo capire però se quello che A NOI sembra una realtà ormai consolidata, autoevidente, di immediata verifica, sia veramente percepita come tale.


Ho deciso di fare un testo nel mondo dei newsgroups, in pratica in quell'oceano di decine di migliaia di gruppi di discussione mondiale che ogni giorno intrecciano le opioni di milioni di persone su OGNI argomento che possa essere trattato.
In questo genere di ricerche google group aiuta.
Cominciamo, prima di tutto, con l'Italiano:
Chiave di ricerca "picco del petrolio"

39 risultati.

I più recenti post che hanno questo termine all'interno appartengono a newsgroups di energie alternative, politica, discussioni sul terorrismo.

Finalmente, in un post ormai vecchio di 4 mesi, del 17 Novembre 2006, c'e' chi si chiede se il combinato disposto del picco del petrolio crollo del dollaro, deflagrazione della bolla immobiliare statunitense possa creare qualche " problema" all'economia"

"qualcuno...qualche economista a (sic) messo insieme tutti questi elementi? si fa un gran parlare di ripresa dopo una piccola pausa......record a wall street......boh...io non mi sento molto tranquillo nel medio termine :) "

Il messaggio ancora precedente, nel gruppo it.scienza.ambiente. è un lungo articolo sul problema, che nasce dal commento al libro " fine corsa" di jeremy Leggett.

Nonostante il gruppo in cui viene postato potesse indurre ad una discussione approfondita sul tema si risolve tutto in poche batti e ribatti secondo lo schema " ci sono già l'idrogeno ( siamo alle solite) e le rinnovabili, basta volerle...

Poi saltiamo al 12 Ottobre, stesso newsgroup in cui si cita un thread " furibondo" innescato....da..ahem... un MIO post-quesito di Maggio, sul livello di conoscenza del problema "picco del petrolio".

Poi saltiamo a pie pari ad Agosto dove si accenna anche al convegno ASPO5 di San Rossore....
Insomma: QUASI il vuoto pneumatico, su milioni di messaggi scambiati ( su it.economia da Agosto 2006 sono circolati quasi 60.000 messaggi, ad esempio).
Ed a livello mondiale?
Riproviamo con "peak oil"
Risultato un po' piu' interessante: 26300 messaggi ( dal 1981, nda) contengono questa chiave.
L'ULTIMO messaggio, scritto meno di 24 ore fa sul newsgroup, notate bene, alt.politics.bush, ha il titolo "Why Peak oil is probably NOW"
Infine, a chiosa di un lungo ragionamento, da il link ad un articolo su Oil Drum, un sito di eccellenza per coloro che sono interessati allo studio del picco del petrolio.
Ritengo che l'autore del post e, sopratutto dell'articolo linkato abbiano ragione, mese piu' mese meno.
Riguardo al livello di consapevolezza degli italiani parlano i numeri che ho esposto.
Il fatto che in Italia questo argomento assolutamente fondamentale per il nostro futuro sia sostanzialmente ignorato dalla stragrade maggioranza dei cittadini ( almeno da quella larga e rapresentativa porzione di cittadini che hanno scritto almeno una mail su un newsgroup negli ultimi venticinque anni) è molto grave ed indubitabile.
Il fatto che in questo L'Italia è ancora una volta il fanalino di coda delle Nazioni " avanzate" è ancora piu' grave.
Il fatto che la quasi totalità della nostra classe dirigente politica, economica e culturale ignori il problema o tenda a minimizzarlo è addirittura criminale.
Le conseguenze strategiche di questa ignoranza saranno di lunga durata e di enorme spessore.
Ancora una volta, come sempre, ci faremo cogliere di sorpresa dagli eventi e dalla Storia, quella con la S maiuscola, che noi, italica gente, cronicamente malati di relativismo campanilistico non siamo mai stati in grado di vedere, figuriamoci di PRE-vedere.
Nel nostro piccolo, cercheremo, come sempre, di informare proporre, sollecitare, promuovere.




2 commenti:

Anonimo ha detto...

Ugo,
se posso dire una cosa a tua consolazione: i newsgroups in Italia si usano pochissimo. Mentre avvengono furiose discussioni sui forum e sui blogs, i newsgroups sono trascurati.
C'è anche una spiegazione logica: i newsgroups sono stata la prima espressione di community su Internet, erano popolarissimi negli anni '90... proprio quando la Rete in Italia ancora era per pochi.
Di conseguenza, non hanno messo "radici" nel nostro Paese.

debbi

Ugo Bardi ha detto...

Debbi, guarda che questo post è di Pietro Cambi, comunque interessanti considerazioni le tue. Ciao